CONFERENZA DI YALTA




La conferenza di Jalta fu un vertice tenutosi dal 4 all'11 febbraio 1945 presso Livadija, in Crimea, durante la Seconda guerra mondiale, nel quale i capi politici dei tre principali paesi Alleati presero alcune decisioni importanti sul proseguimento del conflitto, sull'assetto futuro dellaM Polonia, e sull'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. La conferenza era identificata nei documenti segreti con il nome in codice "Argonaut". 

I tre protagonisti furono Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Iosif Stalin, capi rispettivamente dei governi degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito e dell'Unione Sovietica. 

Lo svolgimento della famosa conferenza e le decisioni politico-diplomatiche che furono raggiunte hanno dato luogo ad accese controversie in sede di analisi storiografica e di polemica politica internazionale. Per alcuni considerata l'origine della Guerra fredda e della divisione dell'Europa in blocchi contrapposti a causa soprattutto dell'aggressivo espansionismo sovietico, la conferenza di Jalta, secondo altri analisti, politici e storici rappresentò invece l'ultimo momento di reale collaborazione tra le tre grandi potenze vincitrici della seconda guerra mondiale, i cui risultati sarebbero stati vanificati soprattutto a causa di una serie di decisioni prese da parte occidentale, e di situazioni verificatesi nei mesi seguenti del 1945. 



LA CONFERENZA DI YALTA: 

La storia: 

L'incontro si tenne in Crimea, nel Palazzo di Livadija, vecchia residenza estiva di Nicola II a Jalta, fra il 4 e l'11 febbraio 1945, pochi mesi prima della sconfitta della Germania nazista nel conflitto mondiale. Esso fu il secondo ed il più importante di una serie di tre incontri fra i massimi rappresentanti delle grandi potenze alleate, iniziati con la Conferenza di Teheran e conclusisi con la Conferenza di Potsdam.Gran parte delle decisioni prese a Jalta ebbero profonde ripercussioni sulla storia mondiale fino alla caduta dell'Unione Sovietica nel 1991. Per quanto, nei mesi immediatamente successivi, sovietici ed anglo-americani proseguissero con successo la loro lotta comune contro la Germania nazista e l'Impero giapponese, molti storici hanno considerato la conferenza di Jalta il preludio della Guerra fredda. 

Ancora oggi, nei manuali di storia la conferenza di Jalta viene descritta come l'evento epocale in cui i tre leader mondiali si spartirono l'Europa in sfere d'influenza, benché fosse già chiaro, sulla base dell'andamento militare del conflitto, che l'Unione Sovietica sarebbe stata potenza dominante nell'Europa Orientale e Centrale. Tale stato di cose era stato deciso prima dalle vittorie sovietiche sui campi di battaglia del Fronte orientale nel 1942-1944, poi dall'incapacità o non volontà degli Alleati di aprire un reale secondo fronte fino allo sbarco in Normandia del giugno 1944. Altri studiosi invece ritengono che si debba far riferimento agli accordi raggiunti alla Conferenza di Teheran nel novembre 1943, cui seguirono quelli presi a Mosca nell'ottobre del 1944, come vero inizio della divisione del mondo in blocchi contrapposti 



Per Sergio Romano furono tre le ragioni che hanno creato il "mito di Jalta": 

Uno scritto del 1958 di Charles de Gaulle, che recita: La sovietizzazione dell'Europa Orientale non era che la conseguenza fatale di quanto era stato convenuto a Jalta. Il generale francese Charles de Gaulle fu profondamente irritato per non essere stato invitato a Jalta. 

Il partito repubblicano americano dell'epoca, per vocazione anti-rooseveltiano. In opposizione al Presidente degli Stati Uniti, questo partito sostenne che Franklin Delano Roosevelt abbia presenziato al vertice già stanco e malato, e quindi si sia lasciato convincere da Stalin a cedergli la metà dell'Europa. 

La propensione dell'uomo a trovare sempre un unico fatto che spieghi tutto, un'unica causa degli eventi, quando invece «le vicende storiche sono il risultato di una molteplicità di fattori che sfuggono quasi sempre al loro controllo». 



Interpretazioni contrarie: 

Il giornalista e storico italiano Indro Montanelli ha pesantemente criticato le conclusioni della conferenza di Jalta, accusando Roosevelt di aver lasciato che l'URSS estendesse la sua influenza all'Europa Orientale senza provare ad opporsi: 

«Su Jalta non si è mai smesso di discutere. Gli ammiratori di Roosevelt - e sono tanti, non solo in America - sostengono che a Jalta, poi, in fondo non successe nulla. Non è vero, essi dicono, che l'Occidente "vendette" alla Russia mezza Europa: a prendersela aveva già provveduto l'Armata Rossa. Ed è vero. Ma è altrettanto vero che Jalta, contentandosi di un generico impegno di Stalin a rispettare la volontà dei popoli, gli diede via libera e "regalò", come ha scritto Will, "alle baionette sovietiche una rispettabile fodera di pergamena.» 

Proseguiva: 

«Roosevelt aveva salvato l'Europa dal nazismo: nessuno potrà mai disconoscergli questo merito. Ma lo aveva fatto per odio del nazismo, non per amore dell'Europa. Detestava il vecchio continente, Inghilterra compresa, non vedeva l'ora di ridimensionarlo a un ruolo di comprimario spogliandolo dei suoi possedimenti coloniali, ed era pronto a sacrificarlo - come fece - all'ingordigia di terre e di dominio del satrapo sovietico, per il quale stravedeva. C'è da chiedersi se avrebbe potuto resistergli: la bomba atomica non era ancora scoppiata. Ma è accertato che non fece nemmeno il tentativo. Qualcuno dice che non ne aveva più la forza, malato com'era (morì due mesi dopo). Ma prove di fermezza non ne aveva date nemmeno prima, nemmeno quando i sovietici avevano calato il sipario, o meglio il sudario, sulla Polonia, sottraendola anche allo sguardo dell'Occidente.» 

Montanelli concludeva con la seguente constante: 

tappa e una svolta nella storia di questo secolo. È giusto, a quarant'anni di distanza, ricordarla. I sovietici, come un fasto. Noi occidentali, come un lutto.»«...basta essere onesti per riconoscere che con essi l'Occidente si arrese all'Unione Sovietica consentendole di accaparrarsi mezza Europa e di spegnervi quelle libertà, per difendere le quali esso era sceso in guerra contro il nazismo. Nessuno può negare né sminuire l'importanza di Jalta. Essa fu una 





Interpretazioni favorevoli 

A queste interpretazioni fortemente critiche dell'andamento e delle conclusioni della conferenza si contrappongono le valutazioni di altre correnti storiografiche. Andrea Graziosi afferma che il comportamento di Roosevelt è forse criticabile per la sua passiva accettazione delle richieste sovietiche riguardo l'Europa orientale e la Polonia in particolare, ma lo storico evidenzia come la realtà concreta sul terreno, con l'Armata Rossa che occupava militarmente quei territori, rendesse problematico porre intralci all'azione di Stalin. La situazione in Europa era stata determinata dall'andamento della guerra e dal ruolo decisivo dell'Armata Rossa che dal 1941 al 1945 aveva svolto il ruolo preponderante nella lotta contro la Germania nazista. 

Henry Kissinger, in: "L'arte della diplomazia", evidenzia come al momento dei fatti nei circoli politici e nell'opinione pubblica occidentale non ci fosse affatto preoccupazione per l'espansionismo sovietico; al contrario dopo la conferenza predominò un grande ottimismo, il presidente Roosevelt apparve pienamente soddisfatto ed espresse al Congresso la sua convinzione che fossero state poste le basi di un'era di "pace permanente" che avrebbe superato definitivamente i concetti diplomatici classici dell'equilibrio delle forze e delle sfere d'influenza. Paradossalmente la preoccupazione principale dei dirigenti statunitensi in questo periodo era che una malattia o un evento imprevisto accadesse a Stalin e privasse l'Unione Sovietica della sua guida. I dirigenti statunitensi erano sicuri di aver trovato in Stalin un "capo moderato", in grado di "comportarsi ragionevolmente" e che "non avrebbe creato complicazioni". Si temevano al contrario i cosiddetti "duri" del Cremlino che avrebbero potuto sostituire in futuro Stalin e dimostrarsi molto meno "ragionevoli". 

Mihail Geller e Aleksandr Nekrič ribadiscono che solo con la forza e un nuovo conflitto militare le potenze occidentali avrebbero potuto contendere i territori dell'Europa orientale che l'Armata Rossa aveva ormai saldamente occupato nel febbraio 1945. In questa situazione essi ritengono che Roosevelt realisticamente considerò preferibile consolidare la collaborazione con Stalin e l'Unione Sovietica per due scopi principali: garantire una pace permanente nel mondo del dopoguerra e ottenere l'aiuto sovietico nella guerra contro il Giappone. Il presidente statunitense sarebbe stato molto meno interessato alla sorte dei popoli orientali, per i quali egli peraltro, secondo lo storico statunitense John L. Harper, provava poca comprensione, essendo stati essi alleati della Germania nazista durante il conflitto. Roosevelt inoltre era anche poco propenso ad aiutare la Polonia, il cui comportamento egoistico prima del 1939 egli aveva criticato fortemente. 



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